L’APPRENDIMENTO PRIMA DI TUTTO

L’apprendimento, in tutte le sue articolazioni, è fondamentale in una società veramente libera, in cui tutti i componenti siano in grado di partecipare attivamente e con consapevolezza alle decisioni più importanti.

La cura di tutte le strutture che fanno capo alla scuola nel suo senso più ampio deve rappresentare un compito centrale; sarà essenziale lavorare per una comprensione diffusa dell’importanza di questo settore con lo scopo di far convergere sull’apprendimento interesse e investimenti necessari. Inoltre, considerando i tempi lunghi occorrenti per avvertire gli effetti di un’impostazione veramente democratica del sapere, è necessario cominciare fin d’ora, anche al di fuori delle strutture ufficiali, a metterla in atto.

Per le giovani generazioni è una sfida che si articola non solo a scuola ma anche nel rapporto con i genitori,  con i coetanei e con i mezzi di elaborazione e diffusione di notizie e stili di vita.

In questi ambiti la conoscenza e la capacità di lettura del reale assumono un’importanza centrale, tutti devono poter acquisire le conoscenze di base e usufruire di un’informazione articolata e pluralista. Andranno anche recuperate le diffuse situazioni di analfabetismo di ritorno, in cui troviamo adulti, magari con prestigiosi titoli di studio, incapaci di comprendere a pieno messaggi abilmente mistificati.

Particolare attenzione andrà rivolta ai linguaggi visivi che trasportano idee con grande capacità di persuasione.

Nella scuola lo studio delle conoscenze generali deve essere approfondito, il concetto informatore deve essere quello di creare dei cittadini attenti e responsabili e non degli esecutori obbedienti.

Le discipline saranno sostanzialmente uguali per tutti in gran parte del corso di studi precedente l’università, l’obiettivo è quello di formare delle persone che sappiano leggere la realtà e, in particolare, i modi in cui viene presentata.

Sarà necessario fornire gli spunti  affinché ognuno possa sviluppare le sue caratteristiche peculiari per diventare un individuo in grado e desideroso di assumersi le responsabilità del suo tempo, una persona che abbia voglia di conoscersi e di conoscere,  in una vita che sia relazione e condivisione, un soggetto attivo che non voglia e non abbia bisogno di  delegare le decisioni fondamentali.

La libertà, infatti, passa attraverso l’acquisizione di consapevolezza e l’assunzione di responsabilità per essere in grado, quindi, di elaborare autonomamente delle opinioni e intervenire nelle decisioni di politica generale.

Qualunque sia il campo specifico di studio e, in seguito, di lavoro, questa preparazione offrirà una base comune estesa a tutti. Base di cultura generale e di riconoscimento della comune  condizione umana che potrebbe fornire un buon terreno per la fioritura di una visione etica e responsabile del proprio agire.

Si cerca attualmente di formare solo dei tecnici più o meno preparati come allevati e chiusi nel loro ambito invece di cittadini in grado di esercitare la loro sovranità.

La scuola non deve essere soltanto uno strumento per offrire delle conoscenze da travasare nell’alunno quanto piuttosto una palestra dove imparare a imparare per districarsi nel flusso enorme delle informazioni e apprendere a leggere la realtà.

E’ più importante ripercorrere tutta la genesi di un’idea, di un avvenimento e trovarsi, da soli, fonti discordanti, che conoscere tante idee, tanti avvenimenti senza approfondimento critico personale.

Oggi la realtà è creata da messaggi e da comportamenti studiati per proporre qualsiasi cosa come un prodotto da far passare, a volte, per un qualcosa di completamente diverso. Occorre svelare ed esaminare questi meccanismi per arrivare insieme a comprendere le trasformazioni in atto  e i conseguenti cambiamenti nelle strutture delle società.

Attualmente la condizione di una nazione è spesso misurata con criteri che non tengono conto della distribuzione equa del benessere  ma solo di una somma astratta.

Il livello di civiltà di una società andrà invece cercato nel grado di conoscenza e di libertà dei suoi componenti e nella conseguente partecipazione  alle decisioni di importanza basilare, non sul piazzamento nella corsa a chi produce di più.

Nell’ impostazione di una  scuola che abbia come fondamento una tale visione, e che andrà evidentemente elaborata con operatori del settore, bisognerebbe tener sempre presenti due questioni. La prima riguarda il rapporto biunivoco tra scuola e società: un determinato tipo di scuola produrrà nel tempo un determinato tipo di società e un determinato tipo di società imposterà una scuola che la rappresenti e la perpetui. Il supposto fallimento della impostazione prefigurata nei movimenti culminati alla fine degli anni sessanta ha qui la sua causa. Quella scuola necessitava di un cambiamento sostanziale della società, non si accordava con le esigenze di una società gerarchica e impositiva che, rimanendo nella sostanza immutata, ne ha prodotto l’apparente fallimento.

Una scuola che privilegi la crescita di persone libere e consapevoli avrà, quindi, necessità del contemporaneo avvio di un’organizzazione della società nella stessa direzione.

La seconda questione riguarda tutti i problemi relativi alla transizione da un’impostazione all’altra.

Nel processo pedagogico si sceglie inevitabilmente cosa trasmettere, si propongono dei modelli culturali, politici ed economici con degli obiettivi secondo la società che si ha in mente.

Una persona, per essere libera, per essere umana,  deve partecipare alle decisioni importanti della società in cui vive e, oggi occorrerebbe dire, a quelle che riguardano l’intero pianeta dato che la divisione in nazioni diviene sempre più anacronistica.

Molti, invece, sembrano volere o, almeno, lavorano di fatto per una scuola pensata secondo le esigenze dei potentati economici.   Le libertà individuali e le possibilità di crescita che formalmente sembrano allargate a tutti  sono di fatto ristrette a un gruppo di intoccabili.

La scelta che allora si pone  è quella tra il lavorare per un’umanità  divisa in una parte privilegiata dal punto di vista economico e in una parte sostanzialmente oppressa, o lavorare per un futuro  con sempre meno differenze, nella consapevolezza dei diritti e nella condivisione di compiti e risorse.  A questo scopo è indispensabile una conoscenza delle problematiche generali e dei significati profondi e in proiezione delle scelte politiche.

Sono  convinto che per aiutare uno studente a diventare un membro cosciente e attivo della società o per recuperare gli adulti  persi nell’attuale disastro culturale, occorra porli al centro del processo di trasmissione e scambio del sapere, per questo propongo il termine apprendimento che, nel linguaggio, fa di chi sta crescendo in consapevolezza il soggetto e non l’oggetto di questo percorso. Percorso che non termina con il corso di studi ma va portato avanti da ciascuno di noi lungo tutta la vita: fornire spunti, porsi e porre delle domande per innescare un processo di studio, di scambio e di cambiamento dentro di noi e, in seguito, nelle società.

E’ nell’ottica della crescita di ogni individuo che si sviluppa l’apprendimento, cioè il processo di acquisizione di conoscenze, informazioni e comportamenti per diventare attori della  società dando il proprio contributo non solo nel proprio specifico, ma nella riflessione sulle scelte di fondo che coinvolgono tutti.

Le persone con una buona cultura generale, una volta preparate a un determinato lavoro, che, tra l’altro, s’impara  più nel periodo di tirocinio che sui banchi, saranno, nell’ottica dell’interesse generale, lavoratori migliori proprio in quanto persone più coscienti.

Abbandoniamo i termini educazione e istruzione in cui il soggetto è chi insegna, che cala sugli alunni il suo sapere, la sua visione, la sua autorità. Questi termini sono  rappresentativi della volontà di avere una massa priva di una visione generale, non troppo colta e preparata solo in ambiti specifici assunti acriticamente.

Si vuole ribadire un concetto di autorità, mantenendo un distacco tra chi insegna e chi impara, ma questo può valere  se si intende trasmettere soltanto alcune nozioni strumentali  alla futura occupazione in una visione univoca, e anche in questo caso nutro forti dubbi.

Dobbiamo riuscire anche a fare in modo che chi si avvicina alla conoscenza non ne abbia un’idea soltanto di fatica e di noia.  Riconosciamo la responsabilità, come adulti, di aver  presentato lo studio come qualcosa di estremamente faticoso, come un sacrificio, dandone, in molte occasioni, un’impressione arida, pedante e autoreferenziale.

Una visione funzionale al conseguimento successivo, per chi ha “sudato” per anni sui libri, di un trattamento economico e di una considerazione sociale superiori rispetto a chi svolgerà un lavoro più manuale. Come se imparare a fare, che so, il falegname, non fosse impegnativo.

Attualmente, poi,  il più delle volte viene esaltata una conoscenza chiusa, che sia in qualche modo misurabile; è la logica che porta al nozionismo, ai  quiz, purtroppo non solo nelle trasmissioni televisive a premi.

Quest’ansia di misurazione deriva dalla ricerca di una giustificazione da presentare come razionale per il mantenimento di un sistema che in fondo si sa essere ingiustificabile.

La cultura, parola che purtroppo spesso suscita sentimenti ostili, non deve essere fine a sé stessa, non serve l’erudizione senza spirito critico, pur riconoscendo l’utilità di avere dei riferimenti di formule, nomi, date, luoghi.

E’  particolarmente valido, in quest’ottica, esaminare un avvenimento, un’idea in tutte le sue interpretazioni, preoccupandosi meno di avere la più grande quantità possibile di nozioni.

La cultura è funzione di un arricchimento, di una crescita di coscienza di sé e della società, in vista di un miglioramento, di un cambiamento. Si cresce come individui e si cresce come umanità.

Senza cultura siamo facilmente manovrabili, la conoscenza è il passaggio obbligato per non  essere ingannati. Il nodo è nell’apprendere un metodo critico  di studio, un vaglio delle fonti e una comprensione profonda delle implicazioni nel presentare un avvenimento o un’idea secondo diverse visioni.

Sosteniamo un’impostazione generale che miri ad una consapevolezza di sé, del mondo e degli strumenti a nostra disposizione con una particolare attenzione allo sviluppo di una profonda capacità di lettura dei modi dei mass media.  Questo sia per la scuola che per i corsi rivolti agli adulti.

L’Apprendimento, inoltre, deve uscire ad incontrare le situazioni difficili ( carceri, centri di accoglienza, studenti che abbandonano la scuola …) e deve accogliere, in un processo di scambio e di arricchimento biunivoco, tutte le situazioni.

L’inserimento dei disabili, ad esempio, deve essere generalizzato, deve avvenire fin dalle materne, i bambini non hanno le nostre meschinità, sempre si stabilisce un flusso positivo. Consideriamo che, in generale, non esistono abili e disabili, handicappati e normodotati, ci sono solo diverse capacità rispetto a diverse attività.

Voglio dire che non c’è una soluzione di continuità, di qua gli uni, di là gli altri.

Abbiamo una visione che  considera un solo parametro di riferimento, un agire degli esseri umani in un verso unico. Cambiando il tipo di attività il livello di capacità cambia e, a volte, si rovescia rispetto a quello abitualmente accettato.

Lo scambio poi tra ragazzi diversi stimola la crescita e l’empatia reciproche, ponendo le basi per lo sviluppo di un essere umano libero e consapevole.

I cosiddetti handicappati devono certo ricevere, in alcune situazioni, molto, ma molto hanno da dare ai cosiddetti normali. Attualmente, invece, si mira a dividere gli studenti secondo i più diversi parametri. Infatti la differenziazione netta che si cerca di imporre tra scuola pubblica e scuola privata vuole, separandoli, evitare commistioni di ideali tra i figli di famiglie di  estrazioni supposte diverse. I ragazzi, accomunati dalla condizione  di studenti, sono portati a sentirsi uniti, le concezioni sono quelle che anelano all’indipendenza, in sintonia con l’affacciarsi alla vita e che sfociano naturalmente negli ideali di libertà politica.

Questo è quello che già è avvenuto alla fine degli anni sessanta e settanta e che si teme maggiormente.

Affossando la scuola pubblica, scelta un tempo  dai ceti popolari e dalle famiglie più colte, la si vorrebbe lasciare come unica soluzione, di basso livello, per chi non può pagarne una privata. Le private dovrebbero diventare, così, elitarie, assumendosi il compito di formare i quadri della società.

Si pensa così di ottenere una massa poco colta, facilmente influenzabile, di futuri lavoratori a basso costo e una classe dirigente selezionata con criteri di appartenenza.

Voglio far notare che le scuole private, per attrarre clienti, senza la concorrenza reale di una buona scuola pubblica, potrebbero però diventare dei semplici fornitori di titoli facili.

Si trascinerebbe così quella data società verso un inaridimento progressivo e un fallimento finale.

La scuola che vogliamo ha, invece, come obiettivo di fondo, anche per mezzo dello studio delle varie materie attualmente nei programmi di base, il raggiungimento della consapevolezza di sé, del mondo, dei mezzi d’espressione e degli strumenti; si propone uno schema generale integrativo che andrà discusso e migliorato con l’intervento di operatori del settore:

_Consapevolezza di sé

Lo studio dei fondamentali di biologia generale, la vita sulla terra.

Cenni di anatomia comparata. L’essere umano: la sua anatomia, il suo sviluppo nel corso della sua storia evolutiva.

Ramificazione delle specie di ominidi e irradiazione dell’ homo sapiens .

Paleontologia generale e dei primati.

Storia del pensiero politico.

Filosofia, Psicologia.

Storia delle religioni.

Educazione sessuale.

_Consapevolezza del mondo:

Lo sviluppo della concezione dell’Universo.

Il nostro pianeta e la sua storia, le ere geologiche, la geografia in trasformazione e attuale.

La Storia e la Preistoria.

La storiografia.

La comparazione dei diversi avvenimenti nelle diverse epoche.

Le società umane e le diverse concezioni politiche nella storia.

Antropologia, Sociologia.

_Consapevolezza dei mezzi di espressione:

La lingua, le lingue, la poesia, la danza, la musica, la letteratura, le arti visive in tutte le loro articolazioni, la radio, il cinema, la televisione, la rete.

_Consapevolezza degli strumenti:

Le tecnologie nella storia e loro rapporto biunivoco con le strutture della società.

Le tecnologie attuali  partendo dal loro funzionamento.

Le applicazioni della ricerca frenate dal sistema economico.

Corsi di attività manuali equiparate allo studio speculativo e unite a quello teorico sulle applicazioni tecniche.

I modi dei mass media.

 

Stefano Sinibaldi