Chi chiederà scusa ai minorenni bullizzati dalla stampa?

 

È da molte settimane che si parla dei ragazzi dei Virgilio.

Se, come dovrebbe fare ogni buon giornalista, vogliamo partire dai fatti, i fatti ci dicono che al Virgilio non è successo niente di rilevante. Smentito lo spaccio di droga e il clima mafioso (dalla questura), smentita l’esistenza di un video hard (dai carabinieri), smentita l’esistenza di un dossier del Miur (dal Miur). Ci sono le canne e c’è l’occupazione, ci sono dei petardi lanciati in cortile, fatti che ognuno potrà giudicare più o meno gravi, ma che comunque accadono nella maggior parte delle scuole italiane. Dov’è allora la notizia, dato che si tratta di un liceo come tanti, che non si segnala appunto né per particolari vizi né per particolari virtù?

Eppure il Virgilio è finito in prima pagina e ci è rimasto per molti penosissimi giorni, andando a turbare la serenità di 1300 ragazzi, dei loro professori e delle loro famiglie. La sua “presunta” storia fatta di sesso, droga e mafia ha fatto il giro dei talk show e dei TG, raccogliendo dichiarazioni tanto frettolose quanto lapidarie da parte di esponenti della politica e del giornalismo, rilasciate senza nessun riguardo né per la verità dei fatti né per la minore età dei soggetti in questione, la cui tutela dovrebbe precedere per importanza sia il dovere di cronaca che la libertà di opinione. La loro quotidianità, pur continuando a studiare e a fare verifiche scolastiche, è stata accompagnata da telecamere puntate e cani antidroga.

Questa gigantesca operazione di bullismo che va a infangare il loro presente e il loro futuro si è abbattuta su di loro con una furia cieca, incontrastabile, incancellabile. E non stiamo parlando solo di “webeti” o “haters”: cercate nella rassegna stampa di questi giorni. Troverete, scritti da illustri giornalisti (a proposito, dov’è l’ordine dei giornalisti? cosa dice la carta di Treviso? e i giudici minorili?), epiteti come: fighetti, figli di papà, violenti, drogati, mafiosi, omertosi, subdoli, farabutti. Andate poi a farvi un giro su twitter e provate a digitare l’hashtag #virgilio. Leggerete inviti a prenderli “a cinghiate” , appelli per chiudere la scuola e insulti di varia volgarità. E i ragazzi vivono sui social. A cosa vi fa pensare? A me fa pensare alla vicenda di Carolina, la ragazzina che non ha retto alla valanga di immondizia e falsità che ha dovuto leggere sul suo conto. Con l’unica differenza che qui le vittime sono tante, e l’unione fa la forza.

Ohè! Giornalisti! Che sta succedendo? Com’è possible una gogna del genere? Dove sono la vostra etica, la vostra deontolgia, la vostra auto-disciplina?

Che ne sarà della carta stampata se un editorialista come Gramellini può di punto in bianco sparare a zero su un liceo basandosi su due petardi e un video hard inesistente? Ha controllato le sue fonti, ha usato qualche cautela trovandosi a parlare di minorenni? O gli serviva solo benzina per la sua indignazione quotidiana, costi quello che costi? È accettabile che un giornalista di cronaca (Frignani) possa scrivere un articolo intero su quello stesso video con tanto di diffuse notazioni sul fidanzato della ragazza, le reazioni delle rispettive famiglie, commenti e dettagli, quando poi si viene a scoprire che il video semplicemente non esiste e non vi è alcuna denuncia in procura?

Non importa, e non importerà più a nessuno che quel video non esiste, perché nel frattempo avrà raggiunto le testate più becere, e le frange più remote del web, quelle da cui non si torna più indietro. L’equazione Virgilio-figli di papà-drogati-mafiosi sarà entrata nel sentire comune, seguirà i nostri figli come un’ombra dato che, come già succede, si penserà: “qualcosa di vero ci deve pur essere”. Il danno è fatto e non si può rimediare. È la caratteristica delle fake news, delle bufale.

Se ne parla tanto in questi giorni, ne ha parlato Renzi, ne ha parlato Milena Gabanelli che si appresta a collaborare con il Corriere. E allora come è possibile che proprio dal Corriere parta un’ignobile fake news che riguarda una comunità di adolescenti, una Scuola, presidio di democrazia e del territorio?

Guardiamo anche quali sono state le reazioni degli studenti sotto attacco: una lettera educata alla Preside, una lettera dura ma rispettosa a Gramellini, con invito a partecipare a un’assemblea (non mi risulta abbiano avuto risposta), un sit-in silenzioso nel cortile della scuola. Guardiamo alla loro vita democratica, all’incredibile dato dell’affluenza alle loro votazioni studentesche (circa l’80%!) e ripartiamo da lì. Forse abbiamo qualcosa da imparare.

Due parole infine sulla trappola in cui sono stati messi i genitori, in questa vicenda. Se tentano di difendere i loro figli nella maggior parte dei casi minorenni, finiti in un tritacarne molto più grande di loro, verranno rubricati come genitori interventisti, che “coprono le marachelle” dei loro figli. Eppure qui non si tratta di alzare un voto o togliere una nota: si tratta di fango sulle loro giovani spalle, e qualcuno dovrà pur difenderli, dato che la dirigente del loro istituto è la prima a denigrarli e a darli in pasto ai media.

Eppure un rimedio ci sarebbe. Assumersi le proprie responsabilità e chiedere scusa: non solo il Corriere, tutti i giornali coinvolti in questa storia. Sarebbe una lezione importante per questi ragazzi: imparerebbero che tutti possono sbagliare, anche gli adulti, ma che i migliori sanno riconoscere i propri errori. Le vostre scuse, oltre che un risarcimento morale, sarebbero un grande esempio per tutti, poiché è una cosa che si fa assai poco nel nostro paese. Mostrateci il volto buono, coscienzioso, responsabile del giornalismo.

 

Martina Cardelli

Madre di uno studente del Liceo Virgilio

 


 

Kirk Douglas in Ace in the Hole, 1951