Occupazione Virgilio, la risposta di una madre

Gentile presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Gentile Chiara Matteucci, presidente del Consiglio di Istituto del Liceo Virgilio e madre che ha fiducia nelle istituzioni.
Io sono Lia Tagliacozzo, madre – anche io – di uno/a studente/essa del Virgilio.
Presidente Mattarella, la richiesta della signora Matteuccci è con tutta evidenza solo uno strumento retorico (oltre che malevolo): ci mancherebbe altro che nel nostro Paese il presidente della Repubblica disponesse del potere di predisporre uno sgombero, di avere una relazione con le forze dell’ordine. Le istituzioni di garanzia della Sua alta carica, se non ricordo male, prevedono che tale relazione possa esistere solo come capo dell’esercito in caso di guerra. Ma per fortuna non è questo il momento.

Ma la Signora nell’appellarsi al sacro ripristino della legalità lo attua scavalcando una delle disposizioni costituzionali. Modalità che di per sé mi sembra efficacemente retorica ma di pessimo esempio per i nostri studenti ai quali la scuola di qualità a cui la Signora fa rifermento non credo abbia mai insegnato, come si evince, la divisione tra potere esecutivo, giudiziario e legislativo.  Forse, una scuola che fosse capace di insegnare anche queste cose avrebbe fatto il suo mestiere. Credere nelle Istituzioni  infatti, Gentile Signora, non è un atto di fede, come sembra sostenere lei. Le Istituzioni, in un paese democratico,  il rispetto se lo conquistano nell’esercizio delle loro funzioni, nella correttezza del loro lavoro quotidiano, nella capacità di ascolto che sono capaci di mettere in campo, nelle risposte che sanno dare ai  bisogni che emergono in una società sicuramente confusa ed in cui il futuro – anche e soprattutto quello dei nostri studenti – sembra grigio. Siamo sicuri che l’Istituzione scuola nel complesso, ed il Liceo Virgilio di Roma nello specifico, questo rispetto siano stati capaci di meritarselo?

Vorrei rassicurarla, nel cortile del Virgilio occupato, ho visto molta confusione, con una commissione pulizia che allegramente e svagatamente si sforzava di tenere pulito, giovani, ad essere onesta a volte un po’ in bivacco, che organizzavano la rassegna stampa quotidiana (abitudine di qualsiasi istituzione a cominciare dai gruppi parlamentari,  e dal quale mi sembra difficile evincere che si tratti di una  pratica “potenzialmente eversiva”, come scrive lei). Ho saputo che hanno organizzato una discussione con Sandro Ruotolo sulla  camorra e con Ilaria Cucchi dell’Associazione Acad. Hanno proiettato documentari su occupazioni abitative, organizzato dibattiti sulla Tav, e organizzato una assemblea degli ex alunni con studenti di tanti generazioni diverse dal 68 in poi. Hanno anche proiettato i film di Tarantino e Arancia Meccanica e realizzato dei murales sui muri del cortile.

Non c’è dubbio che siano scelte discutibili ma difficilmente ascrivibile ad un “polo attrattivo e propulsivo di tensioni e violenze che trovano eco negli stadi e nelle piazze, nutrendo un antagonismo che lede alle radici lo stato democratico”. Signora Matteucci a me sembra che la sua unica e legittima preoccupazione sia la ripresa del regolare svolgimento delle lezioni, (cosa che forse sarebbe stato possibile organizzare nella sede succursale, lasciando convivere per una settimana – che orrore! – l’esperienza irrituale degli studenti con quella praticata nel resto dell’anno dall’Istituzione).

Ma, come si evince dal testo da lei pubblicato su Repubblica oggi,  “l’appello ai valori essenziali che hanno ispirato i padri costituenti i nostri figli vengono privati da un gruppo di facinorosi del loro diritto allo studio”. Risparmierò alla  signora Matteucci  le riflessioni  di Pietro Calamandrei sulla scuola pubblica, che forse suggerirebbero un confronto e una riflessione di altro spessore, mi limito quindi a riportare il solo dettato costituzionale, di cui trascrivo i primi due commi dell’articolo 33: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. E alla cui violazione fa forse implicito riferimento la lettera del  professor Cosentino, insegnate del  Virgilio e di cui accludo il link

Tanto turbamento è sicuramente legittimo, la scuola occupata crea nelle famiglie confusione ed interrogativi. Ma, al di fuori del sacro fuoco della retorica e allo sgradevole e strumentale ricorso ai valori costituzionali e al Presidente della Repubblica – che mi ha particolarmente disturbato – un più umile rispetto della situazione reale aiuterebbe sicuramente le famiglie, gli studenti, gli insegnanti e la dirigenza a comprendere meglio. Soprattutto senza ululare al ricorso alle forze dell’ordine.
Lia Tagliacozzo