Intervista a Leonardo Carrocci, insegnante di scuola superiore, sociologo, responsabile del progetto Mediazione Sociale.

In questi giorni abbiamo assistito ad un allargarsi del conflitto nelle comunità scolastiche, insegnanti e dirigenti contro studenti e genitori, genitori che sentono la scuola inadeguata per la formazione dei loro figli, genitori contro genitori, una riforma che rimette tutto in ballo e tutti sotto accusa. Per alcuni insegnanti la “tipologia” di scuola realizzata durante le occupazioni definita “pericolosa” e le motivazioni degli studenti un “mistero”.

Che sta succedendo nella scuola italiana? Si è interrotto il dialogo?

La risposta non può essere univoca, il dialogo assume delle forme anche patologiche, alcuni studenti hanno difficoltà a comunicare e sono sfiduciati. Alcune interpretazioni degli adulti, insegnanti e genitori, non riescono ad interpretare la realtà. Dipende anche dalla qualità delle relazioni, quanto si crede nella autonomia dei ragazzi e quanto la si vuole sostenere. E’ anche un problema pedagogico.

Il ruolo degli adulti non è di dare risposte a tutto, ma di porsi delle domande.

Alcuni genitori ed insegnanti considerando le occupazioni illegali hanno rifiutato il dialogo.

E’ giusto secondo lei?

Credo che bisogna sempre stargli vicino (ai ragazzi) il dialogo non interromperlo mai. Cercare sempre altre forme di comunicazione.

Il Sottosegretario ha avuto ragione a porre il problema, come riflessione sulla realtà.

Consiglio di leggere a questo proposito due libri:

A scuola domani di Vinicio Ongini

L’ora di lezione di Recalcati

La domanda da chiedersi è:

Quale sogno stiamo inseguendo con loro?

Mistero è qualcosa che accade in positivo non in negativo.

La fiducia si perde con la mancanza del futuro, allora i ragazzi hanno bisogno di adulti che aiutano.

Cosa avrebbe bisogno la scuola?

Aprirsi alle realtà e alle forme più interiori dell’essere umano. E’ importante come noi gestiamo queste trasformazioni e come noi le rivisitiamo.

Se le neghiamo non troviamo la strada.

Non c’è una società sana e la scuola è la società.

Alcuni dicono che le cose non vanno per colpa dei genitori permissivi.

E’ una forma di de-responsalizzazione, i genitori siamo anche noi e anche noi siamo la scuola.

E’ l’ essenza del bene comune.

Va curato il bene comune, una società che si-cura, una scuola che si-cura che cura le relazioni, che cura la capacità di sentire vede nuove prospettive.