Desideriamo rispondere all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR ( nota
MIUR prot.n° 3043 del 2/10/2014) a discutere sulla proposta di riforma *“La
buona scuola”*, esprimendo le seguenti considerazioni:
LE ASSUNZIONI

– *Il piano di assunzioni del Governo* *è un atto di giustizia*
*dovuto* per i tanti insegnanti che hanno prestato un servizio necessario
al funzionamento della scuola senza vedersi riconosciuti i loro diritti di
lavoratori e pertanto non possiamo che accoglierlo con favore. Tuttavia la
soluzione proposta del “*serbatoio*” di supplenti per le scuole consorziate
in rete non produrrà, a nostro avviso, nessun miglioramento nella qualità
dell’istruzione, anzi avrà effetti negativi, come quello dell’
ulteriore *impoverimento
culturale* degli alunni già penalizzati dalla riduzione delle ore d’
italiano, geografia e di altre discipline prevista nella recente riforma;
infatti potranno essere impiegati nelle supplenze docenti di classi di
concorso di materie affini che non hanno un’adeguata formazione
universitaria e non hanno potuto ricevere il necessario aggiornamento. *Sarebbe
più opportuno assumere i docenti precari per coprire i posti vacanti e per
un’azione di supporto e/o per il recupero* pomeridiano degli alunni con
difficoltà scolastiche, soprattutto in ragione del mutamento sociale del
nostro paese in cui aumentano il numero degli alunni immigrati e quello
degli abbandoni scolastici per motivi economici e sociali.
LO STATUS GIURIDICO

L’intervento sulla modifica dello status giuridico del docente preoccupa
per diverse ragioni:

– *la legge interviene su una materia finora oggetto di
contrattazione sindacale; *

– *la progressione di carriera* e gli scatti di competenza connessi
vengono aprioristicamente previsti solo per un 66% del corpo docente ( di
una scuola o di reti di scuole), in seguito al conseguimento di crediti
didattici, formativi e professionali; il c.d. portfolio del docente,
costituito dalla certificazione di queste esperienze professionali e
culturali, sarebbe il risultato di *un* *meccanismo concorrenziale tra i
docenti stessi, contrario al clima di collaborazione necessario al buon
funzionamento della didattica*. Inoltre il portfolio, approvato annualmente
dal nucleo di valutazione e consultabile on-line dai Dirigenti, creerebbe *una
competitività tra scuole trasformando i docenti in merce da esporre in
vetrina o da tenere dietro le quinte, a danno della loro dignità umana e
professionale;*

– *gli aumenti di 60 euro ogni tre anni* probabilmente sono meno di
quanto un docente avrebbe potuto maturare con gli scatti di anzianità
sommati all’adeguamento dello stipendio all’inflazione e, *cosa assai
grave, sarebbero finanziati con quanto sottratto ai colleghi giudicati “non
meritevoli” *dal nucleo di valutazione;

– infine non si può escludere che a distinguere tra docenti di serie
A e di serie B possa concorrere un fattore assolutamente estraneo
alla preparazione,
alle capacità didattiche e all’aggiornamento conseguito: *il gradimento del
Dirigente*. Qualora poi tale gradimento fosse condizionato anche dal
giudizio delle famiglie, si tratterebbe di* una strisciante forma di
privatizzazione della scuola pubblica, nella sua forma più deleteria;*

– *il giudizio negativo del nucleo di valutazione* ed il conseguente
mancato aumento di stipendio potrebbe causare nel docente “non
meritevole” *demotivazione
e disinteresse*: l’obiettivo di ottenere un miglioramento delle
prestazioni, dunque, oltre a fondarsi su criteri di cui sarebbe difficile
misurare l’obiettività, potrebbe avere per un terzo dei docenti un effetto
contrario al “circolo virtuoso” desiderato e innescherebbe comunque un
clima di divisioni e conflitti in seno al corpo docente.
I CONTENUTI DEGLI APPRENDIMENTI

Per quanto riguarda i contenuti degli apprendimenti, *esprimiamo i nostri
dubbi sulla effettiva compatibilità delle attuali strutture scolastiche*
con il potenziamento della storia dell’arte, della musica e dell’
educazione fisica: è necessario prima investire fondi nell’edilizia
scolastica per ovviare alla carenza di strutture e per creare ambienti
davvero idonei alla didattica di quelle discipline.

Il ricordo delle “tre I” ( Internet, Inglese e Impresa), vessillo di
rinnovamento di un governo di qualche anno fa, non è tanto lontano da non
riconoscere nella rivisitazione in chiave ludica delle nuove tecnologie (si
veda l’invito a pratiche denominate con i termini *coding, gamification*
etc.), nell’inglese come lingua veicolare delle tecnologie stesse e
nell’introduzione dell’economia tra le discipline curriculari *la
riproposizione di un modello egemone di cultura tecnologico-finanziaria*;
di nuovo *la cosiddetta “cultura del fare” appare in alternativa o in
sostituzione all’educazione al pensiero critico.* Nel quadro previsto dal
documento relativo all’alternanza scuola-lavoro preoccupa anche l’ingresso
nella scuola di soggetti privati, quale fattore di condizionamento della
libertà didattica attraverso contribuzioni e finanziamenti.

LA SCUOLA PUBBLICA DEMOCRATICA

Quanto alla democrazia dell’intero sistema scolastico questa viene ridotta
con *il ridimensionamento dell’importanza degli organi collegiali* che
hanno garantito dal 1975 ad oggi una condivisione ed una partecipazione al
dialogo educativo di tutte le componenti della scuola.
IL SONDAGGIO

Esprimiamo inoltre forti perplessità in merito alla consultazione
attraverso lo strumento del sondaggio: innanzitutto *la modalità del
questionario on-line indebolisce il dibattito* tra lavoratori e sindacato,
limita la concertazione sindacale, sposta discussione da un ambito
istituzionale e collettivo ad un ambito individuale in cui *ogni cittadino
ha l’illusione di contribuire al bene comune, semplicemente partecipando ad
una consultazione virtuale*; in particolare le stesse modalità del
sondaggio su *“La buona scuola”* orientano le risposte, riducendo la
possibilità di esprimere un pensiero compiuto perché non consentono di
scrivere nello spazio dedicato alle osservazioni libere; inoltre *non
permettono di verificare la composizione del campione statistico *sul quale
si esegue il sondaggio, non facendo distinzioni, tra coloro che vi
partecipano, né in base al ruolo, né alla motivazione; di conseguenza
anche *i risultati del sondaggio risulteranno difficilmente verificabili
e di dubbia validità statistica.* Non si capisce dunque come potranno
essere utilizzati, senza suscitare il dubbio di una strumentalizzazione
demagogica, falsamente democratica.

*Per tutte queste ragioni, esprimiamo*

*DISSENSO*

* all’operazione “La buona scuola” , *

*sia nel merito delle proposte, sia nel metodo utilizzato per accreditarle.*
***********LE PROPOSTE

Riteniamo piuttosto che qualsiasi intervento sulla Scuola non possa
prescindere dai seguenti punti:

– *restituzione della dignità ai Docenti*, innanzitutto con la
riapertura della contrattazione e con il recupero del potere d’acquisto
dello stipendio, poiché la maggiore dignità di alcuni non deve essere
costruita a discapito della dignità di altri;

– *stabilizzazione dei precari* sulla base di organici di diritto e
non di organici funzionali;

– *investimenti nell’edilizia scolastica e nella sua adeguata
manutenzione, *che rendano sicuri, funzionali e dignitosi gli ambienti dove
lavorano i docenti e il personale scolastico, dove studiano gli studenti e,
soprattutto, dove si forma la coscienza civile dei giovani;

– *valorizzazione della scuola pubblica* attraverso il potenziamento
delle sue strutture, ma soprattutto attraverso il *recupero della
condivisione e della coesione interne al corpo docente*, nella convinzione
che alla didattica giovi di più una relazione tra pari che non
gerarchie e divisioni
sulle quali si radichi e insista un potere eccessivo da parte dei
Dirigenti; *un clima competitivo è indegno della scuola come istituzione e
dei valori* che si propone di trasmettere;

– *partecipazione di tutte le componenti al processo educativo,*
affinché la scuola sia l’ambiente in cui dialoghino tutti i soggetti
coinvolti nella relazione insegnamento- apprendimento e sia un luogo di
crescita culturale per tutti, di promozione delle idee e del dibattito, di
incontro tra generazioni diverse, chiamate ciascuna a portare il proprio
contributo di esperienze e di energie;

– *ritorno alla centralità della didattica, evitando la deriva della
nuova cultura della valutazione* che, nell’ansia di perseguire
un’oggettività difficilmente raggiungibile, rischia di impoverire e
orientare in modo univoco il processo di formazione, nonché di svilire il
ruolo del docente, costretto a plasmare la sua professionalità su un
solo modello
di sapere.

Roma, novembre 2014

I docenti del Liceo Virgilio