di GABRIELLA Giudici

 

The Thief and the Housedog

Tratto dall’articolo di Marialuisa Stazio e Davide Borrelli (Università di Cassino e del Lazio meridionale), La parabola del meritocrate immeritevole.

Un buon capro espiatorio
vale quasi quanto una soluzione

Arthur Bloch

 

 

La ‘questione del merito’ sta diventando così centrale nelle nostre vite perché la usiamo a livello individuale e sociale per placare la nostra ansia di dare un senso alle frustrazioni umane e professionali legate ormai al nostro lavoro. E se talvolta ci capita di pensare di meritare il nostro disagio perché non siamo abbastanza bravi, sicuramente ci è molto più comodo e usuale imputarlo ai nostri colleghi, quei dannati ‘fannulloni’ all’origine di tutta questa ira di dio.Sarebbe ora che cominciassimo, invece, a considerare le nostrane istanze meritocratiche – parafrasando T. S. Eliot – come la carne di cui il ladro si serve per distrarre i cani mentre entra di soppiatto per svaligiare la casa. […] E, per dirla con Marshall McLuhan – che amava citare Eliot – pensare che sistemi valutativi e ‘premiali’ come questi siano a guardia della sua ‘qualità’ è come pensare che la funzione dei ladri sia quella di cibare i nostri cani.

Mauro Boarelli, L’inganno della meritocrazia

Valeria Pinto, Valutare e punire

Gianluca Gabrielli, I devoti della valutazione

Anna Angelucci, La valutazione negli Stati Uniti: storia di un fallimento

Giorgio Mascitelli, Le Olimpiadi a scuola. Piero Bevilacqua, A che serve premiare il merito

Gigi Roggiero, Mistificazioni meritocratiche

Scuola: IoMerito

Enrica Rigo, Maurizio Ricciardi, Il diritto d’accesso negato alla meritocrazia