COMUNICATO VIRGILIO OCCUPATO

Il giorno 1 Dicembre 2014 gli studenti del liceo Virgilio hanno occupato il proprio istituto.
La scelta di un tipo di forma di mobilitazione radicale non è stata frutto della decisione di una minoranza ristretta, violenta e prevaricatrice ma della volontà della maggior parte della componente studentesca, emersa da un confronto di settimane, avvenuto in maniera larga e trasversale, dove non si è verificata alcuna forma di dissenso.
Riteniamo che l’occupazione sia l’unico metodo per rifiutare il pensiero dell’assimilazione passiva ed allenarci al pensiero della decostruzione attiva e consapevole dei ruoli, per sperimentare attivamente il reale potenziale del ribaltamento degli equilibri di forza pur nel nostro piccolo, per intraprendere un percorso che speriamo possa causare degli effetti a lungo termine ma pronti ad “accontentarci” anche solo di un’oasi dove vivere al di fuori delle logiche aziendali di una scuola che ha abdicato al proprio ruolo.
Riteniamo che l’occupazione sia necessaria per prendere le distanze da una presidenza e da una parte del corpo docenti che lo scorso anno hanno palesato apertamente il loro modello di scuola: la punizione che sostituisce il dialogo reciproco, la polizia che sostituisce la soluzione collettiva e l’intento educativo, la cura dell’ immagine che sostituisce la vivibilità degli spazi, la repressione e il controllo che sostituiscono la responsabilizzazione di cui riteniamo essere degni, una burocrazia portata all’esasperazione.
all’insegnante e al dirigente scolastico che trovano la loro identità nel proporsi in primo luogo portatori della legalità istituzionale in un mero stato in miniatura dove tenere a bada le istanze sovversive di una generazione di impuniti, rispondiamo che la scuola è ben altro. Essa è il centro della formazione didattica, umana, politica e culturale; uno spazio di socializzazione, riunione e riflessione; uno spazio dove apprendere paradigmi ed ottenere gli strumenti per la creazione di nuovi modelli.
Vogliamo vivere in prima persona l’identificazione fra personale e politico, a partire dall’insegnamento del femminismo degli anni ’70, fino a quello attuale di Ilaria Cucchi, aprire la nostra scuola, renderla solidale ed inclusiva, unirci in solidarietà all’ondata di mobilitazioni e occupazioni che ha coinvolto le scuole di Roma e di tutta Italia nelle ultime settimane.
Vogliamo muoverci nel nostro ambito per collegarci ad una dinamica ben più ampia, analizzare il disagio vissuto all’interno dell’istituto senza accontentarci di un semplice sfogo bensì individuandone le cause e le corrispondenze ad un livello superiore ed esterno.
All’interno della nostra scuola manca uno spazio autogestito ed è stato impedito all’ultimo consiglio di istituto di mettere a verbale un eventuale impegno del dirigente scolastico di gestire come priorità l’assegnazione di un’aula agli studenti non appena sia resa agibile la Tavani Arquati, succursale promessa al liceo Virgilio da ben quattro anni e ancora indisponibile. Le iscrizioni sono aumentate prima che si trovassero gli spazi adeguati, le aule sono sovraffollate, il piano d’evacuazione inefficiente, gli insegnati di lingua dell’indirizzo linguistico assenti o precari, la maggior parte dei bagni fuori uso, il tempo a disposizione per vivere il cortile e l’istituto del tutto assente, il clima ostile.
All’esterno, il Jobs Act, includente l’eliminazione dell’articolo 18, mira allo smantellamento di qualsiasi residuo di stato sociale; la “Buona Scuola” del governo Renzi sta coronando anni di politiche di tagli e svilimento della scuola pubblica, politiche perseguite indifferentemente da governi di destra e di “sinistra”. Il PD, partito di governo, maggioranza e opposizione di sta dimostrando alla testa dell’avanzamento del neoliberismo, travestendosi con la retorica del “politicamente corretto”. Il movimento di lotta per la casa sta crescendo non per pura ricerca di conflitto ma per l’esigenza di un diritto primario non più garantito. Siamo, inoltre, quotidianamente sottoposti ad un flusso di immagini e notizie intenso e rapido, impossibile da assimilare criticamente, che facilmente porta a un disinteressamento apatico e qualunquista, alle strumentalizzazioni da parte delle nuove destre e gruppi neofascisti verso lo sfogo meno nobile della rabbia contro capri espiatori, nemici interni identificati ad hoc, verso, ad esempio, il razzismo esploso poche settimane fa a Tor Sapienza al centro di accoglienza minori e richiedenti asilo.
Non ci lasciamo ingannare dalle retoriche meritocratiche e dal falso progresso, dal fiscalismo inefficace dei test invalsi perché non siamo vasi da riempire ma fuochi da alimentare.
Vogliamo una scuola libera, larga e solidale. Vogliamo occuparci di mondo della formazione senza cadere nello studentismo, ricercare un’alternativa, rompere il muro che ci separa dal resto del mondo, manifestare il nostro dissenso.
Proponiamo:
riunioni e riflessioni sul modello pedagogico ed economico
un collettivo di genere che superi il perbenismo del 25 Novembre
la disponibilità di un’aula studio
una serie di corsi e assemblee concentrate su politica estera, Buona scuola, rapporto fra cittadino e stato e attualità
la possibilità a portata di tutti di mettere a disposizione della collettività le proprie capacità
l’attuazione di azioni esterne di sensibilizzazione
cineforum e spazi di confronto letterario
l’occasione di vivere uno spazio comune imparando a muoversi in un ambito del tutto trasversale dove responsabilità e libertà si integrino insieme al di fuori di qualsiasi logica gerarchica o punitiva.
Ricordiamo che l’occupazione accoglierà chiunque voglia di partecipare, sbirciare, offrire il proprio aiuto, che siano studenti, docenti, segretari, componenti del personale ata o genitori.