Gentili genitori,
come saprete, il giorno Martedì 22 Marzo due guardie in borghese si sono introdotte  nella nostra scuola e, durante la ricreazione, hanno perquisito e arrestato due studenti del nostro Liceo sospettati di spaccio.
Lo spaccio è sicuramente un reato e in quanto tale va punito dalla legge. Io non ho assolutamente intenzione di difendere i ragazzi arrestati o di giustificarli, ma ho molte perplessità riguardo le dinamiche dell’accaduto (ero presente e so esattamente cosa ho visto) ; hanno scatenato il panico (in cortile erano in molti a piangere e non per solidarietà ai compagni che hanno dovuto subire un trattamento del genere).
A qualche minuto dall’inizio della ricreazione, ho sentito qualcuno urlare e poi, due uomini  hanno disposto i sospettati in fila al centro per il cortile. Tra questi c’era anche un ragazzo di quattordici anni che, pur non avendo opposto resistenza e avendo consegnato subito ciò che aveva ai poliziotti, è stato spinto al muro, perquisito e poi strattonato e messo in fila insieme agli altri. I poliziotti non hanno mostrato alcuna sensibilità, non hanno avuto rispetto per la privacy, hanno urlato i loro nomi, deridendoli. Poi ne hanno trascinati via due, il quattordicenne sopra citato e un maggiorenne ora sotto processo.
Posso capire la scelta di agire a ricreazione per cogliere in flagrante i sospettati (ma non la giustifico, visto l’impatto emotivo che una scena del genere ha avuto su tutti noi che abbiamo assistito e visto che l’indagine andava avanti da tempo) ma questi metodi ricordano tanto le esecuzioni pubbliche di un regime di terrore. I compagni che sono stati portati via non sono pericolosi criminali, non sono assassini. Sono ragazzi che hanno più o meno la nostra età che hanno commesso uno sbaglio. Uno sbaglio grave per il quale devono assumersi le proprie responsabilità (come stanno facendo) ma questo non giustifica il trattamento violento che hanno subito. Alla nostra Dirigente vorrei chiedere perché non sia stata presente durante l’operazione per assicurarsi che i suoi studenti (che più volte ha dichiarato considerare come i suoi figli) fossero trattati adeguatamente.
Vedere delle guardie, dei poliziotti, introdursi con tale impeto nella mia scuola, dove vorrei sentirmi protetta e tutelata è una cosa che mi ha scosso molto. So che la polizia può entrare dove vuole, ma io non sto parlando di legalità. Sto parlando di umanità, in un luogo atto alla formazione.
Umiliare quei ragazzi davanti a centinaia di studenti, in un luogo di istruzione e non di terrore, a titolo ovviamente dimostrativo, ha vanificato persino lo sforzo della giustizia. Ha fatto dei sospettati dei martiri e quindi ha persino sortito un effetto opposto a quello desiderato.
Subito dopo l’accaduto, in cortile, si è organizzata un’assemblea straordinaria dove anche chi non era d’accordo con un’eventuale protesta ha potuto prendere parola. Si è discusso per più di un’ora  aspettando che la professoressa Baldriga o il professor Genovese scendessero per dialogare ma, nonostante due studenti  fossero andati anche a chiamarli, nessuno si è presentato. Abbiamo quindi fatto partire un corteo verso la vicepresidenza. L’intento era quello di chiedere spiegazioni alla Preside su quanto era successo. Capisco che un corteo di ragazzi emotivamente provati abbia spaventato la preside che però avrebbe potuto ascoltare una piccola delegazione. Invece… abbiamo visto arrivare altri sette agenti che, facendosi largo tra la folla di studenti a spinte e strattoni, hanno chiuso le porte della vicepresidenza.  Si parla molto da ieri di una fatidica valigetta che la Preside avrebbe lanciato alle forze dell’ordine attraverso una finestra; i compagni che oggi erano a scuola riferiscono che sia stato loro garantito che fosse una borsa dimenticata da una madre. Non insisto perciò sull’argomento.
Un dubbio però mi attanaglia: se fosse stata la preside a dare i nomi alla polizia, senza prima avvisare i genitori dei minori sarebbe molto grave. Non è di omertà che sto parlando, ma sarebbe valsa la pena di chiamare i sospettati in presidenza, convocare i genitori e provare a parlare anche con i ragazzi invece che chiamare immediatamente la polizia. Perché una cosa è essere puniti senza capire, l’altra è essere portati a riconoscere i propri sbagli ed assumersene le responsabilità; questo rende le punizioni più efficaci.
Oggi da scuola doveva partire un corteo di protesta, che è stato bloccato da ambedue i lati da macchine e camion della Polizia. La nostra voleva essere una protesta pacifica, proprio per contrastare la violenza a cui abbiamo assistito ieri, ma siamo stati costretti a rimanere davanti scuola, dove siamo rimasti per qualche ora aspettando che qualcuno si palesasse o che ci facessero entrare per svolgere un’assemblea. Nel frattempo all’interno della scuola si è effettivamente svolta un’assemblea ed era presente la nostra DS. Ma allora io mi chiedo: perché non far entrare anche noi, allora? Perché non sentire tutte le parti?
Ieri ho avuto paura e provato rabbia, oggi cerco di riflettere.
Ho scritto questa mail come testimonianza diretta di ciò che è successo e non per nutrire polemiche. Per fare della nostra scuola un’oasi felice occorre sicuramente combattere lo spaccio ma è auspicabile che ciò non avvenga attraverso un clima di terrore che inevitabilmente scatena reazioni indesiderate.

Distinti saluti

Costanza Fusco