Occupazione: studenti e adulti (o quasi)
Quali sono i messaggi più profondi che noi adulti finiamo per trasmettere in questo frangente? Ripeto per la millesima volta di essere contrario in questo momento all’occupazione come forma di protesta, pur ritenendo necessario ribadire visioni generali diverse e più consapevoli della realtà e dei reali bisogni delle persone. Dobbiamo cercare di innescare forme diverse di consapevolezza, basate sulla conoscenza critica in modo che le nuove generazioni possano proseguire da sole senza restare attaccate alle nostre sottane e vadano oltre le inutili occupazioni che non smuovono nulla dando il destro alle critiche. Ma veniamo a noi: questa occupazione è stata decisa dopo 4 (quattro) assemblee di discussione, il cui svolgimento è difficile da negare viste le testimonianze di studenti pro e contro occupazione e viste anche le foto . Ieri, però, al TG3 il signor Enzo Borsellino, uno dei genitori della nostra scuola, dichiarava che: “l’occupazione è stata attuata con l’assenza di un’assemblea”. Perché si arriva ad affermare una cosa così platealmente falsa e così facile da smentire e perché, soprattutto, nessuno o quasi si indigna e reagisce a un tale fatto? Qual è il messaggio che ricevono i nostri figli, che, comunque la pensino, sanno di aver partecipato alle assemblee? A mio modo di vedere il motivo di fondo è da cercarsi nella mentalità, contrabbandata ogni giorno e con ogni mezzo specie con il grimaldello della pubblicità più o meno occulta, che l’importante sia arrivare allo scopo con qualsiasi mezzo. Basta aprire un giornale per rendersi conto di come la stragrande maggioranza degli episodi anche quelli criminali siano da riportare a questo criterio di base. Nel nostro caso l’importante viene considerato il fatto che il telespettatore riceva quel messaggio e, come ci hanno insegnato gli ultimi decenni di truffaldina “comunicazione” nella politica, ne ricaveremo consenso e il consenso, estorto o meno, ci porterà a far prevalere la nostra visione, ci darà, nel caso della politica, potere. Molti in questi giorni, dopo essere stati intervistati, si sono accorti, giustamente scandalizzati, di come le loro dichiarazioni venissero manipolate dai giornalisti. Ma questa è, purtroppo, una prassi comune: l’inviato, specie il praticante che si occupa di cronaca, deve riportare al giornale un articolo semplice con posizione chiare ( vere o meno, non conta) e, possibilmente qualche elemento eclatante che stuzzichi la curiosità del pubblico giudicato, a volte con ragione, un bambino. Da qui le pappette omogeneizzate che ci propinano spesso quasi tutti i grandi quotidiani. Forse uno dei compiti di noi adulti è di fornire esempi diversi con il nostro comportamento: riconoscere i fatti anche se contrari ai nostri interessi e scandalizzarci anche quando vengono distorte realtà che invece ci convengono.
Stefano Sinibaldi