di Giovanna Borsellino

Sabato alcuni studenti del Virgilio hanno invitato Giandomenico Iannetti, docente e ricercatore presso la Divisione di Neuroscienze dell’University College London, per venire a parlare del lavoro di ricercatore e dei suoi studi sul cervello. Iannetti, ha raccontato della sua esperienza universitaria a Roma, in cui ha incontrato un docente che gli ha acceso la curiosità e la passione per le Neuroscienze. Già durante le prime lezioni di Anatomia, Iannetti, trovandosi a tenere in mano un cervello, si era domandato come era possibile che “fosse tutto lì”: i pensieri, i sentimenti, i sogni, e i dolori di un individuo, tutti generati da una massa gelatinosa e poco eterea. Si è chiesto come funziona questo organo che differenzia gli individui in modi per noi più evidenti rispetto a reni, fegato, o stomaco. Ha deciso quindi di dedicarsi, per la sua tesi di laurea, allo studio del cervello cominciando dai meccanismi alla base della percezione del dolore. Ha poi proseguito con il Dottorato in Neuroscienze, e ha visto che “le cose importanti succedono all’estero”. E’ andato a Londra, ha imparato ancora, e ha poi creato un gruppo di ricerca raccogliendo giovani con saperi e specificità diversi, e tutti insieme adesso cercano di capire , anzi di scoprire, come reagisce il cervello agli stimoli esterni. Nella sua equipe ci sono filosofi, ingegneri, e biologi. Come fa il cervello a localizzare con precisione gli stimoli provenienti dai sensi? Per capirlo, lo Iannetti lab usa una tecnologia, la risonanza magnetica funzionale, che permette di visualizzare quali zone del cervello si attivano in risposta a precisi stimoli, siano essi auditivi, o visivi, o dolorosi. Il risultato degli esperimenti, condotti su giovani volontari (per lo più studenti universitari) è che a prescindere dalla natura dello stimolo, ogni volta si accendono e si attivano le stesse zone, evidenziate dal colore giallo della foto qui sopra: è il segnale di allerta, indotto dalla “sorpresa”, che induce uno stato di attivazione generale che predispone e prepara alla risposta allo stimolo. Se lo spazio che immediatamente ci circonda viene penetrato da uno stimolo abbastanza forte – un suono improvviso, la visione di una luce forte, uno stimolo doloroso – oltre alle aree specializzate per processare ciascuno stimolo si attiva una vasta zona della corteccia cerebrale il cui ruolo e funzionamento rimane da essere chiarito.

La discussione è stata vivace, con domande incalzanti e considerazioni anche filosofiche, in un’atmosfera di curiosità e vitalità.

Si è parlato anche di come funzioni la ricerca in Italia rispetto all’estero, e dei motivi che hanno spinto e che ancora spingono Iannetti, e molti come lui, a rimanere fuori. L’esistenza altrove di una “massa critica” di eccellenza scientifica nell’ambito delle Neuroscienze, e la disponibilità di strutture e di finanziamenti che incoraggiano e sostengono la ricerca di base (che non ha un immediato ed evidente “valore sociale”) sono ciò che trattiene Iannetti e molti altri all’estero. La loro lontananza impoverisce l’Italia, che ha investito nella loro educazione. E adesso a imparare da loro saranno gli studenti di università inglesi o americane. Ma come si può tornare, finché l’università e la ricerca italiane (e magari anche altri punti ancora più critici) non sono invigorite da necessaria linfa? Si potrebbe partire dalla scuola. Di tutto questo si è parlato nell’Aula Video.

Sono venuti anche ex-studenti del Virgilio e alcuni docenti (anche di materie letterarie!). Le domande sono poi proseguite su Via Giulia, nonostante gli stomaci brontolassero e i telefonini squillassero: era sabato, ed erano le 14 passate, ma la curiosità e gli spunti di riflessione erano tanti, e non si andava più via.

Foto: da  Haggard P, Iannetti GD, Longo MR.  Spatial sensory organization and body representation in pain perception. Curr Biol. 2013 Feb 18;23(4):R164-76