Prendo spunto da una recente lettera inviata da Enzo Borsellino, del Comitato genitori per tirare un po’ le fila di questo anno vissuto “pericolosamente”. Mi hanno colpito in particolare queste righe. Si parla di dipendenze (droga, alcol, etc)  e del recente incontro con una dottoressa della ASL RMA:

“E’ emerso da un gruppo di interventi che siamo noi responsabili di quanto accade se verso i figli c’è disattenzione, non ascolto, paura di dire no, pensare che a nostro figlio o figlia non può succedere, ritenere che ci debba pensare la scuola, ecc.”

Io ritengo che ci debba pensare la scuola. Anche. Che l’azione di contrasto alle dipendenze sia un po’ lavoro di tutte le componenti. So di situazioni al limite che si sono verificate negli anni, anche al Virgilio. Ragazzi abbandonati a loro stessi e quindi bocciati, ma anche bocciati e poi abbandonati a loro stessi, che hanno intrapreso la trafila delle scuole di recupero, per poi ritrovarsi soli a fronteggiare problemi più grandi di loro, con famiglie problematiche alle spalle e situazioni di grave disagio sociale. Questi ragazzi, di cui non farò i nomi, sono sulla mia coscienza. Ho incontrato uno di loro, alla fermata dell’autobus, mesi fa. Mi ha chiesto se lo riconoscevo. Ho detto di sì. Mi ha detto che andava meglio, che era uscito dalla comunità e che adesso non studia, né lavora, né ha in programma di farlo.

Tutto questo nessuno l’ha visto. Questi ragazzi sono progressivamente scivolati nell’oblio. Si continua a giustificare certi atteggiamenti delle istituzioni scolastiche per partito preso o per semplici ragionamenti di schieramento. Le famiglie, quando ci sono, possono e debbono fare molto. Ma la scuola è il primo indicatore, se le cose non vanno. E sarebbe bello se si facesse carico attivamente di questo ruolo, al di là di tardive conferenze con esperti del ramo medico, giudiziario e poliziesco. Tanto più che le recenti disposizioni dei magistrati sui fatti specifici del Virgilio hanno dimostrato il ruolo centrale della scuola (e non della magistratura, o della polizia) in queste attività di contrasto. Chiediamolo a gran voce.

Prendo poi spunto da un altro argomento all’odg del prossimo comitato:

Programmazione incontro tra docenti, comitato genitori, rappresentanti degli studenti e dei genitori al consiglio di Istituto al fine di elaborare proposte per eventuali forme di autogestione nel corso del prossimo anno scolastico 2015-2016.

Questa la considero una azione di fiancheggiamento inutile e dannosa. I nostri ragazzi debbono abituarsi a confrontarsi con i reali problemi, e hanno dimostrato negli anni di saperlo fare. Ricordo mitici rappresentanti dei ragazzi dotati di dialettica e capacità organizzative. Uno di loro, naturalmente allontanato dalla scuola con tutti i mezzi è oggi attivissimo in prima fila con le attività del cinema America. La scuola gli è servita: a sviluppare senso civico e di appartenenza. Una autogestione stimolata dai genitori, in presenza di maggiorenni, mi sembra una cosa che fa comodo a noi, alle istituzioni, ai professori. L’autogestione deve nascere dai ragazzi, non dai genitori per motivi altri.

E qui finisco. Solo un’attività di gestione condivisa della scuola può salvarci dalla deriva verso l’autoritarismo, l’insofferenza e l’esclusione.

Vi invito a scrivere il vostro parere sul tema, anche a info@liceovirgilioroma.eu

(Foto di Robert Doisneau – Younger brother, 1934)

 

Gianfranco Isernia