Cari giornalisti,
più di 1000 sono i giorni che abbiamo vissuto al Virgilio. Innumerevoli sono le ore passate sui banchi di questa scuola che tanto ci ha insegnato e tanto ancora ci insegna. Conosciamo queste mura, questi corridoi, questo cortile che ora voi, dall’alto della vostra posizione, criticate.
Nessuna scuola è perfetta, pubblica o privata, del centro o di periferia che sia. C’è sempre qualcosa, ogni anno, che rompe l’equilibrio agognato proposto dalla comunità scolastica all’inizio di settembre.
La rottura, questa volta, al Virgilio, è arrivata dall’alto: una porzione del tetto è crollata. Un evento impensabile che ha generato scompiglio in tutte le componenti scolastiche. All’evacuazione è seguito un sorprendentemente immediato ritorno a scuola. Il Virgilio occupa. Sei giorni di illegalità puntigliosamente sottolineata da voi. Sei giorni. Sei giorni che si ripetono in molte altre scuole della Capitale. Ma niente, a voi di loro non importa. Il nome del Virgilio vi sta scomodo. E’ troppo sicuro di sé, troppo intraprendente. Vi riecheggia nella mente come il più terribile degli incubi, tant’è che adesso, a più di un mese di distanza, tornate ad attaccarlo.
E’ vero l’occupazione è un atto illegale. Va raccontato. Bisogna scriverci sopra un romanzo aggiungendo particolari infondati e fuori luogo? No, grazie.
Del fantomatico video a cui avete attribuito l’aggettivo “virale” non abbiamo testimonianza diretta. Nessuno di noi studenti lo ha mai visto. Voi invece sì, ne conoscete ogni dettaglio.
La super mamma magistrato che salva il figlio sospeso, siete sicuri sia del Virgilio e non di un’altra scuola?
Dite che sono stati i ragazzi a far scattare di proposito l’allarme antincendio. Sono stati dati dei nomi a questi criminali?
Accuse, su accuse, ipotesi che si accumulano e pesano su noi studenti, così come su genitori ed insegnanti. E sono proprio i nostri docenti a guidarci, ogni giorno, da anni, in un percorso di formazione che assume a valore fondante il dialogo.
E’ con il confronto libero e sincero, è con il dibattito, che si prende coscienza delle proprie responsabilità. E’ con la parola che si diventa soggetti del proprio agire.
“La parola è un gran dominatore, che con piccolissimo e invisibilissimo corpo, divinissime cose sa compiere”.
Lo sa bene questo la neo Preside Carla Alfano, che dipinge a tinte forti la tragedia del Virgilio. Parlare di mafia, porto franco non si addice ad una scuola. Sì è vero, ci sono ragazzi più esposti, più volenterosi che per carattere riescono ad esprimere le loro idee più facilmente. Ma nessuno impone niente a nessuno. Non ci sono Virgilioti che tiranneggiano, lanciando sguardi e intimidazioni ai più piccoli; non ci sono Virgilioti che minacciano di stilare liste di proscrizione; non ci sono Virgilioti che, senza cuore, fanno scoppiare in lacrime i professori.
In qualità di artisti della parola, giornalisti, dovreste usarla con metodo. Vi pare opportuno paragonare il Virgilio ai recenti eventi di Ostia, a Totò Riina? Scrivere a caratteri cubitali che si spaccia eroina?
La televisione aiuta in questo. Se voi siete limitati a trasmettere il vostro pensiero su carta muta, giornalisti-conduttori come Massimo Gramellini danno lustro alle loro grandi capacità oratorie. Ma questa è sofistica. La televisione che ha parlato del Virgilio, al di fuori del telegiornale, è solo chiacchiera, moda passeggera.
Il Virgilio è sotto i riflettori. Sotto riflettori costretti agli aspetti negativi che fanno comodo ai piani alti, a quelli che in questo edificio così imponente al centro di una delle vie più affascinati di Roma a pochi metri da un parcheggio ora inutilizzato vedono qualcos’altro.
Noi vogliamo che del Virgilio si parli. Vogliamo che del Virgilio si raccontino le storie di ragazzi che vincono concorsi e olimpiadi, di ragazzi che vengono scelti alle università più prestigiose, di ragazzi che, piuttosto che ricevere la paghetta dal papà magistrato, il mercoledì sera lavorano, di ragazzi che ogni giorno si alzano felici di andare a scuola. Questi sono i ragazzi del Virgilio.
Il vero Virgilio, quello vissuto dagli studenti, non quello descritto da una preside che siede alla cattedra dal primo settembre, non quello ripreso e montato da telegiornali e trasmissioni, non quello raccontato con superficialità in colonne di carta stampata.

La VB