Il Virgilio occupato risponde al comunicato diffuso dalla presidenza riguardo l’avvio della mobilitazione del 1 Dicembre 2014.
La mancanza di motivazioni di cui la delegazione è stata accusata da parte della dirigenza non sussiste: è stato presentato tutt’altro che “fortunosamente” un comunicato scritto dal movimento interno alla scuola che ha portato avanti una decisione collettiva, emersa da confronti larghi e trasversali avvenuti per settimane e confermata dall’assemblea straordinaria svoltasi in cortile dove, alle reiterate richieste di intervento da parte di eventuali “contrari”, nessuno studente ha palesato il proprio dissenso.
Di seguito ai punti di chiarimento alleghiamo il comunicato presentato alla dirigenza, completamente distorto nella versione dei fatti pubblicata sul sito del Liceo Classico Virgilio.
-Accusare un gruppo di studenti che intraprende un percorso politico all’interno del proprio istituto, fra l’altro invitando tutte le componenti a partecipare, di ledere il diritto allo studio e il diritto al lavoro è a dir poco paradossale. Lo svilimento della scuola pubblica non può essere causato da chi lotta e si mobilita da anni per rendere garantito un servizio in fase di smantellamento: la scuola pubblica cessa di essere scuola quando anni di politiche di tagli sostituiscono gli obiettivi formativi e pedagogici con mere logiche di profitto, quando si propongono e/o impongono finanziamenti alle scuole private, quando la figura del preside perdendo il proprio ruolo di mediatore e di intento educativo, si trasforma il un manager aziendale in cui viene accentrato ogni potere. E’ paradossale accusare gli stessi fruitori di un servizio di ledere il principio del servizio stesso: studio e lavoro come diritti sono al centro della nostra mobilitazione.
– L’intervento della polizia di stato è una prassi del tutto superflua: intimidazioni, denunce e minacce di sgombero non sono in grado di spegnere un processo largamente condiviso e già in fieri né sono gli strumenti propri di un contesto educativo. E’ superfluo inoltre poiché chi in prima persona ha portato avanti la mobilitazione era ed è perfettamente consapevole delle possibili ripercussioni sul piano legale e disciplinare purché esse siano lecite, chiare, e portate avanti alla luce del sole, differentemente dallo scorso anno, quando il regolamento di istituto è stato modificato ad hoc, senza il rispetto dell’iter burocratico previsto, in modo da rendere chiusi al pubblico i consigli disciplinari.
– Ratifichiamo con certezza e convinzione che episodi di violenza e prevaricazione non si sono mai verificati: gli studenti che si sono dichiarati ideologicamente contrari all’occupazione, pur non essendo mai intervenuti in merito nei luoghi di confronti verificatisi precedentemente, sono stati ovviamente lasciati uscire dall’istituto, certo dopo una discussione di confronto e chiarimento.
– Il comportamento dei rappresentanti di istituto non è stato incerto o ambiguo bensì del tutto formale nel rispetto del loro ruolo di mediatori cercando semplicemente di gestire la situazione straordinaria in modo pacato e condiviso.
– Da parte di chi sia emersa la decisione di occupare è cosa ben chiara: dalla maggior parte degli studenti del liceo che , per settimane, si sono confrontati in maniera non gerarchica dentro e fuori scuola. Un movimento non istituzionalizzato, largo, senza un gruppetto esiguo di nomi a cui addossare la colpa, è un movimento che intimorisce perché risulta difficile abbatterlo tramite accuse illogiche e strumenti di mistificazione contro capri espiatori.
– La possibilità di mettere le proprie capacità a disposizione della collettività è un fatto che rivendichiamo, che deve essere a portata di tutti per incoraggiare un percorso di sensibilizzazione reale che parta dal basso. I servizi offerti dal POF non sono frutto di proposte attuate dagli studenti, l’anno passato complessivamente bocciate dal collegio docenti; sono in parte a pagamento (come per esempio il corso di scrittura creativa tenuto da professori della John Cabot University, università privata, o come il progetto “IMUN” in collaborazione con l’ONU) e non essendo frutto di un percorso collettivo rispondono alla logica del profitto anziché ad un intento puramente educativo. Richiediamo inoltre che l’intervento da parte degli studenti sul POF sia reale, passando per il comitato studentesco e non solo per il collegio docenti, e non solo formale. Al consiglio d’istituto, infatti, è impossibile nel pratico modificare il piano d’offerta formativa poiché richiede una bocciatura totale e quindi la riconvocazione del collegio docenti.
– La dirigente ci accusa di aver articolato la protesta in maniera violenta ed antidemocratica, interrompendo la didattica. Noi rispondiamo che nessuna ferita è stata inflitta alla scuola pubblica e che la nostra è una protesta costruttiva. Riguardo all’accusa di interruzione volontaria dei lavori di valorizzazione dell’istituto, rispondiamo che l’anno passato è stato proposto alla dirigenza di trovare una mediazione condivisa per mantenere in funzione la segreteria, in modo da non ostacolare il ricevimento di fondi da parte della provincia(?), e di non interrompere i lavori per l’installazione delle porte antincendio. Il funzionamento della segreteria è stato impedito dallo stesso dirigente scolastico come strumento ritenuto “punitivo” mentre i lavori non sono stati interrotti per volere degli occupanti nonostante le pressioni della preside. Le porte antincendio non sono state, infatti, indicate come problematica bensì è stato dichiarato inefficiente il piano d’evacuazione. Persiste la nostra apertura rispetto a soluzioni per non ledere l’interesse dell’istituto, per quanto possibile.
– Concordiamo con l’affermazione che la scuola sia un luogo di dialogo e confronto ma questo deve essere continuato, duraturo e disinteressato: non può essere cioè strumento momentaneo volto a placare agitazioni già in atto dovute alla mancanza di un apertura reale durante i tempi passati
– Per quanto riguarda la sospensione delle attività di progetto (Laboratorio di Teatro Classico, corsi di lingua, il progetto di educazione alla salute e prevenzione delle dipendenze, l’incontro sui Classici della Filosofia) ribadiamo che questi avrebbero potuto svolgersi come programmato: abbiamo proposto al professore di coro lo svolgimento regolare dell’attività, ciò non è avvenuto per pressioni da parte della dirigenza.
– I corsi di politica estera attuati all’interno dell’occupazione sono ben diversi da quelli promossi dall’istituto: hanno un indirizzo politico ben preciso. Oltre a questo aspetto ricordiamo che tutte le attività che compaiono sotto la voce “proponiamo” all’interno del nostro comunicato non sono le cause né le motivazioni della mobilitazione, espresse lungamente nelle righe precedenti.
– La costruzione del nostro futuro spetta a noi, a noi spetta articolare il nostro immaginario che va ben oltre gli obbiettivi in ambito lavorativo: la didattica è, prima di tutto, un accrescimento culturale volto alla costruzione intellettuale e politica della persona. Questo, ovviamente, non impedisce di aderire con interesse agli incontri di orientamento universitario proposti dall’istituto, partecipati attivamente anche se non sempre del tutto esaustivi.
– Ci assumiamo totalmente la responsabilità di tutto ciò che avviene all’interno dell’istituto e assicuriamo di ragionare con insistenza sulla migliore organizzazione e gestione del servizio d’ordine, organizzazione volta alla tutela della struttura e della totalità delle persone che ospita. Speriamo che l’enfatizzazione della possibilità di pericolo all’interno di un “terreno di illegalità” non riesca nel suo intento: non siamo criminali né “barbari”, non abbiamo l’intenzione di esserlo. Siamo studenti con l’intento di accrescere il senso di responsabilità individuale all’infuori di logiche punitive, di imparare il senso dei divieti fondamentali, di interiorizzarli razionalmente. Siamo un movimento che si muove al di fuori delle dinamiche partitiche e istituzionali ma non rifiutiamo il confronto. Ne è dimostrazione l’incontro tenutosi oggi pomeriggio al I municipio a cui sono state invitate delle delegazioni del liceo Tasso, Righi, Cavour e Virgilio. L’incontro è stato proposto proprio dagli esponenti del I municipio per ascoltare le esigenze delle scuole del territorio che hanno occupato negli ultimi giorni e per incentrarsi su problematiche, come, ad esempio, spazi mattutini e pomeridiani a completa disponibilità degli studenti. L’ invito era stato rivolto anche ai dirigenti scolastici delle suddette scuole, ma questi hanno deciso di non presentarsi all’iniziativa. Avremo a breve il verbale dell’incontro che pubblicheremo il prima possibile. La speranza è quella di riuscire a collaborare insieme e sostenere il progetto “scuole aperte” che il municipio si sta impegnando a portare avanti.
– Infine, a chi ci accusa di non accettare il contraddittorio, a chi ci giudica chiusi al confronto rispondiamo che stiamo contattando con insistenza il sottosegretario all’istruzione Faraone che si è rifiutato di condannare le occupazioni ma che rimane un esponente del governo, promotore della buona scuola con cui avremmo piacere a discutere e cercare chiarimenti. Comunicheremo la risposta del sottosegretario al nostro invito non appena riuscirà a risponderci fra un impegno e l’altro.
Invitiamo alla diffusione più ampia possibile di questo comunicato auspicandoci che gli interessanti possano usufruire delle versioni delle componenti scolastiche al completo e non solo della visione dei fatti della dirigenza e di parte del collegio docenti che hanno pieno possesso della gestione del sito ufficiale “Liceo classico Virgilio”.
COMUNICATO VIRGILIO OCCUPATO
Il giorno 1 Dicembre 2014 gli studenti del liceo Virgilio hanno occupato il proprio istituto.
La scelta di un tipo di forma di mobilitazione radicale non è stata frutto della decisione di una minoranza ristretta, violenta e prevaricatrice ma della volontà della maggior parte della componente studentesca, emersa da un confronto di settimane, avvenuto in maniera larga e trasversale, dove non si è verificata alcuna forma di dissenso.
Riteniamo che l’occupazione sia l’unico metodo per rifiutare il pensiero dell’assimilazione passiva ed allenarci al pensiero della decostruzione attiva e consapevole dei ruoli, per sperimentare attivamente il reale potenziale del ribaltamento degli equilibri di forza pur nel nostro piccolo, per intraprendere un percorso che speriamo possa causare degli effetti a lungo termine ma pronti ad “accontentarci” anche solo di un’oasi dove vivere al di fuori delle logiche aziendali di una scuola che ha abdicato al proprio ruolo.
Riteniamo che l’occupazione sia necessaria per prendere le distanze da una presidenza e da una parte del corpo docenti che lo scorso anno hanno palesato apertamente il loro modello di scuola: la punizione che sostituisce il dialogo reciproco, la polizia che sostituisce la soluzione collettiva e l’intento educativo, la cura dell’ immagine che sostituisce la vivibilità degli spazi, la repressione e il controllo che sostituiscono la responsabilizzazione di cui riteniamo essere degni, una burocrazia portata all’esasperazione.
all’insegnante e al dirigente scolastico che trovano la loro identità nel proporsi in primo luogo portatori della legalità istituzionale in un mero stato in miniatura dove tenere a bada le istanze sovversive di una generazione di impuniti, rispondiamo che la scuola è ben altro. Essa è il centro della formazione didattica, umana, politica e culturale; uno spazio di socializzazione, riunione e riflessione; uno spazio dove apprendere paradigmi ed ottenere gli strumenti per la creazione di nuovi modelli.
Vogliamo vivere in prima persona l’identificazione fra personale e politico, a partire dall’insegnamento del femminismo degli anni ’70, fino a quello attuale di Ilaria Cucchi, aprire la nostra scuola, renderla solidale ed inclusiva, unirci in solidarietà all’ondata di mobilitazioni e occupazioni che ha coinvolto le scuole di Roma e di tutta Italia nelle ultime settimane.
Vogliamo muoverci nel nostro ambito per collegarci ad una dinamica ben più ampia, analizzare il disagio vissuto all’interno dell’istituto senza accontentarci di un semplice sfogo bensì individuandone le cause e le corrispondenze ad un livello superiore ed esterno.
All’interno della nostra scuola manca uno spazio autogestito ed è stato impedito all’ultimo consiglio di istituto di mettere a verbale un eventuale impegno del dirigente scolastico di gestire come priorità l’assegnazione di un’aula agli studenti non appena sia resa agibile la Tavani Arquati, succursale promessa al liceo Virgilio da ben quattro anni e ancora indisponibile. Le iscrizioni sono aumentate prima che si trovassero gli spazi adeguati, le aule sono sovraffollate, il piano d’evacuazione inefficiente, gli insegnati di lingua dell’indirizzo linguistico assenti o precari, la maggior parte dei bagni fuori uso, il tempo a disposizione per vivere il cortile e l’istituto del tutto assente, il clima ostile.
All’esterno, il Jobs Act, includente l’eliminazione dell’articolo 18, mira allo smantellamento di qualsiasi residuo di stato sociale; la “Buona Scuola” del governo Renzi sta coronando anni di politiche di tagli e svilimento della scuola pubblica, politiche perseguite indifferentemente da governi di destra e di “sinistra”. Il PD, partito di governo, maggioranza e opposizione di sta dimostrando alla testa dell’avanzamento del neoliberismo, travestendosi con la retorica del “politicamente corretto”. Il movimento di lotta per la casa sta crescendo non per pura ricerca di conflitto ma per l’esigenza di un diritto primario non più garantito. Siamo, inoltre, quotidianamente sottoposti ad un flusso di immagini e notizie intenso e rapido, impossibile da assimilare criticamente, che facilmente porta a un disinteressamento apatico e qualunquista, alle strumentalizzazioni da parte delle nuove destre e gruppi neofascisti verso lo sfogo meno nobile della rabbia contro capri espiatori, nemici interni identificati ad hoc, verso, ad esempio, il razzismo esploso poche settimane fa a Tor Sapienza al centro di accoglienza minori e richiedenti asilo.
Non ci lasciamo ingannare dalle retoriche meritocratiche e dal falso progresso, dal fiscalismo inefficace dei test invalsi perché non siamo vasi da riempire ma fuochi da alimentare.
Vogliamo una scuola libera, larga e solidale. Vogliamo occuparci di mondo della formazione senza cadere nello studentismo, ricercare un’alternativa, rompere il muro che ci separa dal resto del mondo, manifestare il nostro dissenso.
Proponiamo:
riunioni e riflessioni sul modello pedagogico ed economico
un collettivo di genere che superi il perbenismo del 25 Novembre
la disponibilità di un’aula studio
una serie di corsi e assemblee concentrate su politica estera, Buona scuola, rapporto fra cittadino e stato e attualità
la possibilità a portata di tutti di mettere a disposizione della collettività le proprie capacità
l’attuazione di azioni esterne di sensibilizzazione
cineforum e spazi di confronto letterario
l’occasione di vivere uno spazio comune imparando a muoversi in un ambito del tutto trasversale dove responsabilità e libertà si integrino insieme al di fuori di qualsiasi logica gerarchica o punitiva.
Ricordiamo che l’occupazione accoglierà chiunque voglia di partecipare, sbirciare, offrire il proprio aiuto, che siano studenti, docenti, segretari, componenti del personale ata o genitori.