Ci troviamo, nuovamente, ad essere etichettati come un “gruppo esiguo” che pratica un “atto di violenza inaccettabile e vergognoso” e che porta avanti le sue “insulse rivendicazioni” da colei che, negli ultimi anni, ha amministrato la scuola tramite repressione e paura, impedendo agli studenti e alle studentesse di esprimere qualsivoglia dissenso con intimidazioni e minacce.
Inoltre non si può fare a meno di notare come la nostra scuola sia stata gestita, da 3 anni a questa parte, a favore degli interessi del dirigente e non del liceo, che invece dovrebbe avere la priorità di garantire una scuola aperta e pubblica, non un istituto “di eccellenza” o di élite.
Parla di una “Democrazia” e di un “diritto allo studio” negato dagli studenti stessi.
La “democrazia” che viene citata dal dirigente è stata smentita dai suoi stessi comportamenti: abbiamo visto in varie occasioni chiuderci la porta in faccia senza valide motivazioni, privarci dei nostri materiali tenuti nell’ex aula 2 autogestita ed essere ignorati da chi per primo dovrebbe ascoltarci e darci sostegno.
Del diritto allo studio siamo privati quotidianamente, con prezzi di libri e mezzi di trasporto inaccessibili, ma ce lo stiamo riprendendo in questa occasione, creando uno spazio libero e svincolato da interessi personali e di profitto.
L’obbiettivo principale è quello di far crescere una coscienza politica e una formazione diversa da quella che ci viene proposta.
Il dirigente scolastico ci accusa di mettere in piedi un “teatro ammantato di finta politica”, e di portare avanti una protesta inesistente.
Il vero teatrino è quello vissuto da noi studenti ogni giorno all’interno dell’ istituto, in cui si finge di far fronte ai problemi che affliggono la componente studentesca, ignorando le necessità che vengono presentate, come la mancanza di uno spazio autogestito.
Quello che viene spacciato per dialogo e dibattito si rivela infatti un’ipocrisia di facciata.
Ci accusa di essere inconsapevoli del vero significato di essere studenti, ma questa forma di protesta dipende dalla nostra stessa difficoltà nel vivere il percorso didattico e scolastico.
Il “canale di relazioni e di crescita di cui la comunità scolastica deve potersi nutrire” si concretizza proprio all’interno di questa occupazione, a cui ha aderito gran parte della componente scolastica, proprio per dimostrare che la crescita effettiva si risolve in questa esperienza, dove si costruisce una reale alternativa a un sistema intessuto di logiche di mercato volte allo sfruttamento.
Il nostro gesto è ancora una volta rigorosamente definito “ignobile”; ignobile è la reazione ai nostri atti di protesta, alle lotte che portiamo avanti, le quali anziché essere fatte “tanto per”, hanno valide motivazioni e basi solide. Sono costruite e attuate in un contesto che comprende una rete tra le diverse realtà sociali, per formare percorsi di lotta che, anche se applicati su campi differenti, hanno obbiettivi comuni.
La formazione di un movimento di questo genere non dovrebbe generare indignazione in chi la osserva, bensì creare degli interrogativi concreti, andando a formare una coscienza critica e una consapevolezza di ciò che sta accadendo.
Forse, quindi, la miopia non è la nostra, che cerchiamo di ribellarci ad un sistema scolastico e ad una società che non ci rappresenta, ma la loro, che si ostinano a ignorare una mobilitazione di massa.
La sicurezza tanto decantata non è minata dall’allarmismo procurato dalla strategia di tensione in atto in questi giorni, in seguito ai recenti avvenimenti internazionali; bensì da un eventuale intervento delle forze dell’ordine, tramite il quale siamo stati minacciati più volte dalla dirigenza.
Altro punto con cui la dirigenza tenta di farsi forza è l’immancabile “Legalità” secondo cui l’occupazione sarebbe un luogo “tendenzialmente pericoloso”. Vediamo invece come la II sezione della Corte di Cassazione del 30 marzo 2000 sia intervenuta su questo tema, dichiarando che “Non è applicabile l’art. 633 ( invasione di terreni ed edifici) alle occupazioni studentesche perché tale norma ha lo scopo di punire solo l’arbitraria invasione di edifici e non qualsiasi occupazione illegittima […] L’edificio scolastico, inoltre, pur appartenendo allo stato, non costituisce una realtà estranea agli studenti, che non sono dei semplici frequentatori, ma soggetti attivi della comunità scolastica e pertanto non si ritiene che sia configurato un loro limitato diritto di accesso all’edificio scolastico nelle sole ore in cui è prevista l’attività scolastica in senso stretto.”
Da questa sentenza si evince che le libertà di critica, espressione e aggregazione all’interno dell’istituto costituiscono l’esercizio di un diritto che non verrebbe solo supposto dagli studenti ma fonderebbe un’oggettiva causa di giustificazione e legittimazione.
Non ci faremo intimidire dai consueti rimproveri e dalle minacce attuate dagli organi dirigenziali,
ribadendo costantemente che le nostre lotte sono portate avanti da ideali concreti e ben radicati, in virtù dei quali pretendiamo di essere ascoltati e riconosciuti.
Non ci fermiamo ora, e non ci fermerete mai!

Studenti e studentesse del Liceo Virgilio