Abbiamo ricevuto questa lettera dal Prof. Cosentino, che insegna al Virgilio. La pubblichiamo e confermiamo che il nostro sito è a disposizione di chi vuole partecipare.

Noitutti

Per una filosofia delle “okkupazioni” e del movimento studentesco

Solo Hegel poteva dire che le nostre scuole e le nostre università sono le nostre chiese. Lo poteva dire forte di quel sistema della scienza, elaborato dieci anni prima, nel 1806, che porta il titolo di Fenomenologia dello spirito dove, nella prefazione, si afferma che la filosofia deve guardarsi dal voler essere edificante.

Il paragone scuola-chiesa del filosofo tedesco è l’esatta negazione della chiesa-scuola idealizzata, ostentata e propugnata, in particolare e da quasi tre anni, dentro il nostro liceo e, in generale, in una ancora più eclatante dimensione, diffusa e affermata dal catechismo della cosiddetta “buona scuola”. Nel 1896, uno dei più importanti divulgatori e interpreti del marxismo, Antonio Labriola (che abitava non lontano dal liceo Virgilio) affermò con una attualissima lucidità: «Lo Stato che definisce la scienza è già una chiesa. Per definire occorre ci sia il dogma e il catechismo. E fatta la definizione, ci vuol poi dell’altro; e ossia sopprimere la libera stampa, l’associazione, il parlamento e occorre la lista dei libri proibiti.» Sebbene questa affermazione si riferiva a contesti storici differenti rispetto a quello attuale, ma a identici problemi, essa permette la continua lezione delle cose antiche per poter comprendere e ragionare sulla lunga esperienza delle moderne. Così se oggi qualcuno ritiene che abbiamo bisogno di una buona scuola, vuol dire che quella che c’è stata non era buona o addirittura non era scuola. In quella vecchia cattiva scuola si sono formati gli intellettuali e gli scienziati più prestigiosi della nostra cultura, da Croce a Pascoli e alla Morante (ex studentessa del Virgilio) da Ettore Majorana a Fabiola Giannotti. La vecchia cattiva scuola ha prodotto buoni maestri. La nuova “buona scuola” produce non solo cattivi maestri, ma degenerazione dei saperi, arbitrio dei dirigenti scolastici, lenocinio carrieristico, liberticidio delle autonomie studentesche. Cos’è la buona scuola se non una burocratizzazione della libertà di insegnamento e didattica e una riduzione a mero scenario impiegatizio di docenti e studenti (obbligati perfino ad una ibrida attività di alternanza scuola-lavoro) tutti costretti a stare (come nell’immagine dell’opera di Hobbes) dentro il corpo di un Leviathan che si chiama dirigente scolastico? In entrambi i casi è stata però la paura a fare la sua parte (come opportunamente faceva notare l’articolo “Al Virgilio vince la paura?”). Nel primo caso, giustificato da Hobbes dalla necessità di sicurezza contro la guerra di tutti contro tutti, nel secondo, indotto e forzato dalla paura di sanzioni disciplinari “elargite” come caramelle, dello spionaggio praticato già da tempo in forme private di gruppo per rafforzare la cerchia dei compiacenti la dirigenza scolastica e isolare e colpire i dissidenti e diffuso fino al parossismo delle telecamere, delle minacce di denuncie e ritorsioni, del non essere adeguati a una scuola ornata di fiori (come le catene delle scienze e delle arti del Discorso di Rousseau!) e tirata a fresco nelle sue pareti, ma solo dei luoghi visibili agli ospiti (come i sepolcri imbiancati di cui parla Gesù nel Vangelo!) mentre i muri dentro le aule (talvolta simili ad affollate stamberghe e abbaini) cadono a pezzi. Siamo ben oltre la lotta di classe e comunque al di sotto delle rivendicazioni del plusvalore, ma comunque in una fase storica che deve essere considerata e valutata nella sua complessità e in tutte le sue espressioni. Lasciar fuori la popolazione studentesca da questa analisi e impedirgli di dare il proprio contributo sarebbe un gravissimo errore, del quale i “grandi”, domani, si potrebbero amaramente pentire. Siamo arrivati ad un punto dove né l’appello del Chiudiamo le scuole! di Giovanni Papini né la Lettera a una professoressa di Lorenzo Milani possono valere a qualcosa.

Il liceo Virgilio finalmente è stato occupato. È stata la realtà di una scuola viva quella del vedere di nuovo il cortile della scuola affollato, gli studenti tutti insieme a programmare a darsi da fare e col sorriso sul volto. In questi ultimi anni e mesi il cortile aveva l’aspetto della zona d’aria di un carcere di massima sicurezza, sorvegliato da secondini integerrimi e spietati. Questa legittima presa di posizione degli studenti poggia su validissime motivazioni politiche, intelligenza delle cose presenti, dissensi democratici, tensioni che si sono sempre più acuite tra studenti e dirigente, tra docenti e studenti e, come riflesso naturale, tra genitori-dirigente e docenti e che forse sono state anche fomentate da coloro che oggi sono andati a denunciare in commissariato uno stato di protesta definito “illegale” o addirittura una “moda” o “un rito”. I messaggi apparsi sul sito “istituzionale” del liceo e le dichiarazioni rilasciate da alcuni alla stampa sul fenomeno dell’occupazione trasudano di pseudo perbenismo borghese, echeggiano il piagnisteo delle antiche prefiche e, ancora più gravemente, degenerano in una forma di sciacallaggio mediatico, chiamando in causa (a sostegno delle loro convinzioni e incentivando paura e allarmismo) fatti di straordinaria gravità come quelli degli attentati terroristici di Parigi. Per questo ultimo aspetto è noto che l’Intelligence italiana dispone di analisti certamente più qualificati rispetto a chi si improvvisa (quasi un eone spurio, ultima, ma pingue emanazione di uno sconosciuto “principio supremo”) latore di informazioni su obiettivi sensibili del terrorismo e cerca di giustificare con ciò anche l’istallazione delle telecamere dentro la scuola. Anche la dichiarazione di un docente, riportata nel già citato articolo su: la paura al Virgilio, attesta gli squilibri macroscopici tra la realtà storica e il bieco camuffamento dei disagi e dei soprusi che molti subiscono nonché sul significato che si vuol far passare circa la situazione del Virgilio. Quando un docente arriva a sostenere che: «Dobbiamo prendere atto che dopo gli eventi che si sono svolti gli scorsi anni, l’inchiesta sulla diffusione di droga al Virgilio, le accuse alla scuola da parte dei genitori e della magistratura, si è rotto un patto di fiducia. Non usciamo indenni da questa esperienza», ci si chiede se effettivamente le garanzie di quel patto di fiducia evocato si basavano sulla connivenza tra docenti e spacciatori e consumatori o sul tacito consenso che i docenti davano alla vendita e al consumo di droga nell’istituto. La magistratura pertanto avrebbe dovuto elogiare questi docenti e non accusarli, in nome di un patto di fiducia che, nelle linee generali è paragonabile a quello Stato-mafia. Se avessi il nome del docente provvederei a segnalarlo all’autorità giudiziaria. Se è questo ciò che docenti simili insegnano agli studenti, se è questo uno dei contenuti del POF di istituto, il Virgilio non andrebbe solo occupato, ma demolito!

Che dire dei poi della sempre più frequente e numerosa richiesta di nulla osta per il trasferimento ad altra scuola dal Virgilio? Che dire della “fuga” dopo appena un anno di servizio di molti impiegati del personale ATA? Che dire delle lotte interne e delle faide tra docenti della stessa scuola? Che dire del continuo trasferimento di docenti da una sezione a un’altra, interrompendo bruscamente la continuità didattica? Che dire di docenti che nel corso delle loro lezioni di storia dell’arte paragonano la Shoa e lo sterminio degli Ebrei agli «arrosticini» [sic!] che «comunque non finiscono in cenere»? E che nonostante una denuncia di alcuni studenti, presentata anche alla Comunità Ebraica di Roma, il caso è stato occultato e “sanato” con una serie di conferenze sull’ebraismo e a “tarallucci e vino”? Che dire di docenti che diffidano gli alunni dall’intrattenersi a parlare con altri docenti e che talvolta appellano gli stessi alunni come “corrotti”? e tanti altri ancora sarebbero i perché da porre… Non per ultimo quello di una scuola che ha due siti perché in quello ufficiale – che rassomiglia a un sito commerciale come quello di IKEA (dove trovi di tutto, dal cesso alla camera da letto, passando per la cucina) – non è dato aver espressione a chi non è allineato, compiacente e prono alle direttive magnificatrici della dirigenza.

I dati più importanti per comprendere quello che sta accadendo non sono stati tenuti nella dovuta considerazione. Anche autorevoli giornali non si sono preoccupati di ascoltare e riportare sulle cronache le dichiarazioni degli studenti che invece si leggono sul presente sito e che dovrebbero avere l’effetto di un macigno sulla coscienza di chi dirige la scuola e di chi coopera con tale dirigenza. Oggi stesso la dirigente dovrebbe rassegnare contestualmente alla denuncia presentata al commissariato, le dimissioni dal suo incarico.

Il movimento studentesco è una realtà storica che non si può bloccare né reprimere, pena la repressione della democrazia. Le occupazioni non sono una moda, né un rito e tanto meno un reato! (a tal proposito è indispensabile rileggere il ben circostanziato articolo Sull’arbitrarietà delle c.d. occupazioni).

I grandi movimenti nel corso della storia hanno dimostrato come l’idea di ragione si manifesta e si realizza infine in una codificazione normativa che ha la sua fonte nell’espressione di bisogni e nella rivendicazione di diritti, primo fra tutti quello della libertà dalle oppressioni. In ogni movimento duraturo o ricorrente perciò la ragione traccia il proprio percorso per realizzarlo e segue itinerari anche insoliti. Ogni comunità umana non è soltanto soggetto destinatario o detentore di diritti, ma produttrice degli stessi e in ordine alle mutevoli condizioni della contingenza storica e dei bisogni, e talvolta in opposizione degli assetti politici e governativi. Essere produttori di diritto implica non alienare o mortificare la libertà o i diritti degli altri. Il tempo dei regicidi è fortunatamente tramontato, quello delle rivoluzioni e delle proteste legittime non finirà mai. Il movimento studentesco è ben capace di gestire e di gestirsi e merita non il biasimo di quanti cercano edificazione, ma la considerazione dovuta a coloro che vivono in prima persona lo spirito del tempo con tutti i loro problemi e le loro speranze. Noi ci auguriamo che questo movimento non finisca e continui a vivificare lo spirito della libertà, dell’uguaglianza e della democrazia, non solo per evitare, come in questo caso, che la logica della chiesa prevalga sulla scuola, ma che l’edificazione si sostituisca alla scienza: Chi cerca solo edificazione, chi pretende di avvolgere nella nebbia la molteplice varietà terrena della sua esistenza e del pensiero e aspira all’indeterminato godimento di quell’ indeterminata divinità, veda pure dove può trovare tutto ciò: non gli sarà difficile escogitare il modo di esaltare qualche fantasma e di gloriarsene. La filosofia deve però guardarsi dal voler essere edificante.

Cari signori studenti, col cortese distacco che caratterizza da sempre i nostri rapporti, consentitemi di dirvi: Sono con voi. Continuate a difendere la vostra dignità e a dare il vostro contributo allo sviluppo dello Stato di diritto e alla libertà del pensiero.

 

Prof. Dr. Phil. Maurizio Cosentino