Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di Pietro, studente del Virgilio.

Noitutti

La mia scuola è il Liceo Virgilio, storico liceo al centro di Roma. E’ un liceo molto grande frequentato da 1600 studenti.
La mia esperienza in questa scuola mi ha portato ad evidenziare diversi problemi, primo fra tutti un conflitto permanente fra la componente studentesca da un lato, e i docenti e la presidenza dall’altra.
Questa situazione crea in noi studenti un senso di impotenza verso le varie problematiche che viviamo.
Inoltre penso che ad oggi la scuola italiana sia basata su dei criteri oramai superati e andrebbe revisionata in modo radicale.
La scuola dovrebbe essere costruita e organizzata secondo i bisogni dello studente odierno, ma purtroppo non è così: i regolamenti, nonché tutta l’organizzazione di una scuola, sono scritti da persone esterne alla scuola, spesso anche anziane, che hanno poca memoria di quando erano studenti e che si misurano con studenti radicalmente diversi da quelli di allora.
Inoltre, negli ultimi 10 anni con l’avvento del mondo digitale, la figura dello studente è cambiata ancora di più: tra gli adulti che possono dirigere una scuola quelli che possono concepire la tecnologia come un adolescente sono molto pochi.
Ma dato che la scuola è creata per lo studente, non è difficile trovare in una scuola chi più di tutti comprende i bisogni dello studente: lo studente stesso. E’ questo che a mio parere dovrebbe avere un ruolo fondamentale nel decidere tutto ciò che riguarda il luogo dove vive una grande parte della sua vita quotidiana. Il più grande ostacolo però è che gli studenti non hanno le competenze per creare le regole della scuola, e quindi necessitano del supporto degli adulti.
Un metodo per lavorare insieme è quello della progettazione partecipata: interviene un soggetto specializzato, un facilitatore, che riesce a convertire i desideri degli studenti in un progetto concreto per la scuola, tramite l’interazione di essi con le altre componenti della scuola (genitori, docenti, collaboratori della scuola).
Ho immaginato quali potrebbero essere le attività che si potrebbero svolgere in questo progetto perla mia scuola.
Prima di tutto bisognerebbe creare un gruppo che sia interessato al progetto. Una volta creato il gruppo va impostato il lavoro con l’aiuto del facilitatore.
Il primo passo del gruppo sarebbe quello di individuare i problemi della scuola, prendendo contatto con il numero maggiore di studenti possibile. A tal fine sarebbe indispensabile creare uno spazio fisico dove tutti gli studenti possano accedere per segnalare problemi o insoddisfazioni, che può essere uno sportello o, più semplicemente, una bacheca nel nostro cortile.
Il tutto andrebbe unito a delle periodiche riunioni con il facilitatore, dove vengono discussi i problemi rilevati e in cui, insieme a tutti i soggetti coinvolti, si cerchino delle soluzioni concrete ai problemi.
Il vantaggio di un progetto svolto con tale metodo sarebbe quello di essere concretamente realizzabile, dato che tutte le componenti della scuola interessate, avendo partecipato attivamente, si troverebbero d’accordo. La realizzazione del progetto comporterebbe delle spese (facilitatore, bacheca, etc.) che potrebbero
essere coperte tramite attività di fund raising svolta dagli studenti stessi.
Il mio contributo personale al progetto potrebbe essere il seguente:
Personalmente ritengo che i problemi della scuola di oggi siano la gestione repressiva e il metodo: noi studenti andiamo a scuola e studiamo svogliatamente materie che a volte non ci interessano minimamente, e lo facciamo solo perché obbligati e non per nostra volontà. Di conseguenza molti hanno come unico obiettivo il trovare scappatoie alle regole troppo restrittive, senza nemmeno chiedersi perché esistano.
Delle soluzioni a questi problemi sono possibili, e sono già in uso in diverse realtà.
Prima di tutto quello della scelta delle materie a cura dello studente, metodo che permette di alzare la soglia di attenzione e di soddisfazione di questi ultimi.
Altra soluzione sarebbe l’eliminazione o il cambio del sistema di valutazione, con cui attualmente gli studenti studiano solo per il voto, cosa che nella vita gli servirà ben poco se raffrontato alla conoscenza che porterebbe lo studiare con entusiasmo una materia. Infine secondo me andrebbe posticipata l’entrata a scuola: sono stati fatti vari studi che dimostrano che uno studente che si sveglia anche solo un ora più tardi è molto più produttivo, e ciò può contribuire anche al migliorare l’immagine della scuola agli occhi dello studente.
Pietro IIIL
Immagine di Henrik Sorensen